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3,7 milioni di tonnellate in forma grezza. A tanto ha ammontato la produzione di amianto in Italia dal dopoguerra al 1992. Il nostro Paese è stato uno dei maggiori consumatori del pericoloso materiale-killer. Dopo più di 20 anni dalla Legge che ne ha proibito l’uso, quella dell’amianto in Italia continua ad essere un’emergenza.
Da panacea per tutte le esigenze dell’edilizia (veniva addirittura usato per filtrare il vino!) a killer silenzioso. E’ la parabola dell’asbesto, le fibre di silicio altrimenti conosciute come amianto. Ma anche da molti indicato come eternit, dal nome della marca italiana che ne è stata il maggiore produttore. L’amianto è responsabile dell’insorgenza del mesotelioma pleurico, un tumore altamente maligno che porta alla morte in meno di un anno attraverso una forma molto grave di insufficienza respiratoria.
E’ stata la Legge 257 che ne ha vietato l’estrazione, la lavorazione e la vendita, ma soprattutto che ha prescritto la bonifica delle zone contaminate.
Ma ciò non ha impedito il diffondersi della malattia, il cui picco è previsto per il 2020, ovvero a ben trent’anni dalla entrata in vigore della legge.
Oggi, comunque, in Italia quella dell’amianto continua ad essere e rimanere un’emergenza: 34.000 siti a rischio, di cui ben 373 con rischio a priorità 1, ma secondo altre stime i siti contaminati sarebbero almeno 500 per un totale di 680.000 persone ancora esposte e a rischio di contrarre il mesotelioma.
Ovviamente, bisognerebbe bonificare tutti i siti anche minimamente sospetti, ma se si procederà a questo ritmo il processo durerà altri 85 anni, causando nel frattempo una vera e propria “strage degli innocenti”.