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Il Ministro della Salute ha presentato a Casale Monferrato il “Piano Nazionale Amianto – Linee di intervento per un’azione coordinata delle amministrazioni statali e territoriali” frutto del lavoro congiunto del Ministero della Salute, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e approvato dal Governo il 21 marzo scorso.
Il nostro Paese è stato il secondo maggiore produttore europeo di amianto, l’uso intensivo di questo materiale (specialmente in ambito edilizio come eternit) è terminato con la Legge 257 che dal 1992 lo ha vietato nei nuovi manufatti.
Permane invece il problema sanitario e sociale in quanto il picco massimo di mesotelioma pleurico (che ha un’incubazione di circa venti anni) è previsto entro 2020/2025.
Il documento cita la necessità dell’approfondimento di alcuni aspetti sanitari e la valutazione del rischio amianto come:
- la possibile riduzione del rischio di malattia correlata al tempo dopo l’interruzione dell’esposizione all’amianto (dopo la fine dell’attività lavorativa);
- il rischio correlato all’esposizione alle fibre di amianto dopo la cessazione dell’uso dell’amianto;
- il potere cancerogeno delle fibre dei diversi tipi di amianto;
- la sorveglianza sanitaria e epidemiologica;
- le campagne di informazione e di prevenzione verso le popolazioni in condizioni di rischio potenziale.
Per la valutazione del rischio amianto e la sorveglianza sanitaria il documento prevede:
- la creazione di una banca dati relativa alle misurazioni delle esposizioni di amianto anche in relazione a manutenzioni, bonifica di amianto in siti contaminati, esposizione in siti critici e per affioramenti naturali;
- valutazione del rischio per i lavoratori addetti alla rimozione e bonifica amianto tramite monitoraggi ambientali a campione nei cantieri di amianto con particolare attenzione alla rimozione dell’amianto friabile;
- aggiornamento dei protocolli di sorveglianza sanitaria e formazione costante per i medici competenti (d.lgs 81/2008) sul rischio amianto.
Dal punto di vista ambientale la presenza di amianto sul territorio viene ancora quantificata in milioni di tonnellate tra amianto in matrice compatta (eternit) e amianto in matrice friabile (il più pericoloso) in siti industriali, civili, residenziali, pubblici, privati, siti contaminati e in particolare:
- siti estrattivi dell’amianto;
- siti industriali dismessi per la produzione dell’amianto e di materiali contenenti amianto;
- siti industriali che hanno utilizzato l’amianto come materia prima per la produzione e che quindi possono averlo ancora stoccato;
- edifici residenziali contenenti eternit (coperture, canne fumarie, serbatoi idrici, pavimenti in vinil amianto, ecc.) o amianto friabile utilizzato principalmente come isolante termico e coibentante;
- discariche abusive e terreni contaminati da sversamenti.
Le azioni che il Ministero dell’Ambiente intende mettere in atto saranno:
- il completamento della mappatura e del risk assessment amianto del territorio italiano;
- l’identificazione delle zone con maggior rischio ambientale;
- incentivazione della mappatura con tecniche di telerilevamento satellitare e aereo con incrocio di dati reperiti direttamente a terra e georeferenziati per individuare i proprietari degli edifici con coperture in eternit;
- completare in un arco di tre/cinque anni la bonifica degli edifici scolastici;
- incentivare la rimozione delle coperture in eternit e la sostituzione con pannelli fotovoltaici;
- incentivare la micro raccolta dell’eternit, semplificando le procedure di trasporto e smaltimento dell’eternit per i cittadini;
- individuazione di nuovi siti di smaltimento per rifiuti pericolosi dato il numero nazionale insufficiente che comporta il conferimento dell’amianto all’estero e con costi alti.