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Continua a crescere il “fatturato” delle ecomafie, sempre più attive nella raccolta dei rifiuti speciali pericolosi. In Italia manca ancora, purtroppo, un vero e proprio passaggio verso una maturità culturale che porti a una presa di coscienza civica su una problematica che rischia di compromettere drammaticamente l’ambiente, lasciando una pericolosa eredità alle future generazioni.
300 miliardi di euro in 20 anni. E’ la stima del fattorato delle ecomafie, sempre più impegnate nel “mercato parallelo” dello smaltimento dei rifiuti speciali pericolosi.
Solo nel 2011 il giro d’affari illegale stimato è stato di 16,6 miliardi, il 17% del Pil italiano, che si sono spartiti 296 clan.
Queste le agghiaccianti stime di Legambiente, che in assenza di dati numerici “ufficiali” (ovviamente) ha studiato il fenomeno a lungo ed è riuscita a calcolarne l’impatto economico nel rapporto che verrà presentato in questi giorni a Roma.
E là dove il mercato subisce importanti flessioni legate alla crisi economica globale in atto, come per esempio il settore dell’edilizia, i volumi d’affari delle ecomafie non sembrano risentire della recessione. Solo negli ultimi dieci anni, infatti, sono 258.000 le case illegali costruite in Italia. E il recente terremoto che ha interessato l’Emilia Romagna sta rappresentando un’altra straordinaria opportunità di business per questi “terroristi dell’ambiente”.
Le ecomafie si stanno dimostrando anche come abili prestigiatori, riuscendo a far sparire nel nulla 14,5 milioni di tonnellate di rifiuti (“normali”, speciali e pericolosi) nel 2012 e 13,3 milioni nel 2011.
Tra discariche abusive, oliveti e frutteti usati per mascherare rifiuti pericolosi malamente sepolti sotto pochi centimetri di terra, inceneritori clandestini, amianto ammassato ovunque e altre barbarie, il risultato è la compromissione della salute dei cittadini e una pesantissima ipoteca sull’ambiente per i nostri figli e i nostri nipoti.
(Dati numerici di Legambiente via IlSole24ore.it)